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30 dicembre 2023
29/12/2023 Gerusalemme Est occupata
Venerdì 29 dicembre, le strade intorno al complesso della moschea di Al Aqsa si sono riempite di fedeli musulmani prostrati in preghiera. Le restrizioni arbitrarie all’accesso da parte delle forze di occupazione sono state amplificate attraverso l’erezione di barricate nella Città Vecchia, consentendo solo ad alcuni anziani di passare attraverso il checkpoint improvvisato per accedere al loro luogo sacro. Dopo aver subito la violenza e il blocco della moschea da parte dell’esercito israeliano, i palestinesi si sono inginocchiati nelle strade per pregare, circondati da soldati dell’occupazione pesantemente armati e dalla polizia israeliana.
Nel vicino quartiere di Wadi al-Joz, nella Gerusalemme Est occupata, i fedeli musulmani sono stati attaccati attraverso l’uso di getti acqua putrida (skunk water) da parte delle forze di occupazione che regolarmente picchiano con brutalità i palestinesi mentre si dirigevano verso il luogo sacro per la preghiera del venerdì. Proiettili d’acciaio rivestiti di gomma e gas lacrimogeni sono stati sparati indiscriminatamente anche contro palestinesi disarmati con dozzine di feriti riportati, molti dei quali con difficoltà respiratorie a causa dell’esposizione ai gas lacrimogeni.
La brutale repressione nei confronti dei musulmani palestinesi che tentano di accedere al luogo sacro per pregare ha portato la moschea ad avere presenti solo una piccola parte dei fedeli che normalmente si ci recano, e questo per tre mesi. Posti di blocco estemporanei e sempre più ampi attorno alla moschea hanno esposto i fedeli, settimana dopo settimana, a interrogatori, controlli di identità, abusi verbali e violenza fisica.
Pur sapendo che con ogni probabilità subiranno aggressioni fisiche, gas lacrimogeni, cariche della polizia a cavallo, acqua di scarico sparata su di loro o una combinazione di quanto sopra, i fedeli di Al Aqsa non sono stati scoraggiati dal tornare il più vicino possibile all’originale qibla (luogo sacro verso il quale i musulmani pregano) settimana dopo settimana. I loro corpi piegati in devota sfida, circondati da guardie armate, sono una testimonianza vivente della perseveranza, determinazione e convinzione dei palestinesi che (nelle parole di un artista palestinese sul muro dell’apartheid) “i razzi possono essere sopra di noi, ma hanno dimenticato che Allah è anche sopra di loro”.