1 gennaio 2019
Israele si è ufficialmente ritirato dall’UNESCO.
Nell’ottobre 2017, Israele ha detto che avrebbe lasciato l’agenzia delle Nazioni Unite, citando ciò che definisce “pregiudizio” dell’UNESCO verso i palestinesi.
La decisione di revoca è entrata in vigore martedì.
“L’UNESCO è un corpo che continua a riscrivere la storia, tra le altre cose, tentando di cancellare la connessione ebraica con Gerusalemme”, ha detto l’ambasciatore israeliano all’ONU, Danny Danon, sul giornale The Jerusalem Post. Ha poi aggiunto:
“Israele non farà parte di un’organizzazione dedita ad agire contro di essa e che ha uno strumento manipolato dai nemici di Israele”.
Israele è entrato nell’UNESCO nel 1949.
Israele si è infuriato con l’UNESCO dopo che l’agenzia delle Nazioni Unite ha adottato diverse risoluzioni che rivendicano i diritti dei palestinesi nelle città di Gerusalemme e Hebron.
Nell’ottobre 2017, l’UNESCO ha deciso di collocare la città di Hebron e la Moschea Haram al-Ibrahimi, che è venerata da entrambi i musulmani e gli ebrei, nella Lista del Patrimonio Mondiale.
Sempre nel 2017, l’UNESCO ha votato a favore di una risoluzione che negasse ogni legame tra la moschea di Al-Aqsa e il giudaismo; Israele fa affidamento su tale affermazione nel riconoscere il sito sacro musulmano come il “Monte del Tempio”.
Nel maggio 2018, l’UNESCO ha stabilito che Israele è una “potenza occupante” e ha condannato l’attività illegale israeliana nella Gerusalemme Est occupata un mese dopo. Un’altra risoluzione è stata adottata dall’UNESCO nel giugno 2018 che considerava la Città Vecchia di Gerusalemme e le sue mura tra i siti a rischio di estinzione del patrimonio mondiale.
In risposta, Israele e gli Stati Uniti hanno tagliato i fondi all’UNESCO in diverse occasioni, accusandolo di “antisemitismo”.
Gerusalemme rimane al centro del conflitto decennale in Medio Oriente, con i palestinesi che sperano che Gerusalemme Est – occupata da Israele dal 1967 – possa un giorno servire da capitale di uno stato palestinese.