Gli atleti difendono i diritti dei palestinesi mentre gli organismi sportivi occidentali scelgono l’ipocrisia

14 aprile 2022 | Palestinian Campaign for the Academic and Cultural Boycott of Israel (PACBI)

https://bdsmovement.net/news/athletes-stand-for-palestinian-rights-western-sporting-bodies-choose-hypocrisy

Mentre gli organismi sportivi internazionali emanano rapide sanzioni contro la Russia per la sua aggressione illegale contro l’Ucraina, un numero crescente di atleti sceglie di fare sacrifici personali significativi rifiutandosi di coprire con lo sport l’apartheid israeliano e denunciando l’ipocrisia di un’azione selettiva.

I palestinesi accolgono con favore le coraggiose prese di posizione di atleti e squadre internazionali che si rifiutano di normalizzare l’apartheid israeliano e denunciano l’ipocrisia di un’azione selettiva da parte di organismi sportivi internazionali dominati dall’Occidente nei casi di gravi violazioni dei diritti umani. Gli organismi sportivi che governano calcio, tennis, nuoto, judo, scherma, rugby, pallavolo, atletica leggera, basket, ciclismo, canottaggio, boxe, ginnastica e altri hanno emanato rapide sanzioni contro la Russia per la sua aggressione illegale contro l’Ucraina a poche settimane dalla sua invasione illegale dell’Ucraina. Gli atleti che usano le loro piattaforme per essere solidali con il popolo ucraino sono stati acclamati e celebrati da questi organismi. Eppure, molti di questi stessi organismi, tra cui FIFA, UEFA, UCI, Ironman, non solo hanno ignorato le crescenti richieste che Israele si attenga agli stessi principi, ma hanno anche multato i fan club e sospeso gli atleti che esprimono solidarietà con i palestinesi e si pronunciano contro i decenni di aggressione, occupazione militare, colonialismo e apartheid di Israele.

Amnesty International è solo l’ultima organizzazione per i diritti umani a dichiarare Israele colpevole del crimine contro l’umanità dell’apartheid contro i palestinesi. Nel suo rapporto dettagliato, Amnesty conclude che Israele ha “introdotto leggi, politiche e pratiche che prevengono e discriminano crudelmente i palestinesi” e invita gli organismi internazionali a rispettare il loro dovere di difendere il diritto internazionale.

Poiché gli organismi sportivi internazionali non applicano standard moralmente coerenti nella gestione delle violazioni dei diritti umani, anche da parte degli Stati Uniti e Nato, un numero crescente di atleti sceglie di fare sacrifici personali significativi rifiutandosi di lcoprire con lo sport l’apartheid israeliano. Proprio dall’inizio di quest’anno, i kuwaitiani Muhammad Al-Fadhli, Abdul-Razzaq Al-Baghli e Muhammad Al-Awadi, i giordani Musa Al-Qutob, Muhammad Al-Saud, Mahmoud Al-Khatib, Ahmed Al-Borini, Muhammad Farhan e Ahmad Al-Battoush, il libanese Aquilina Al-Shayeb e l’algerino Ibrahim Sarkama e la squadra di hockey femminile iraniana si sono tutti rifiutati di competere contro i rappresentanti di Israele-apartheid. Dopo la sua vittoria all’Optasia Championship di Wimbledon, il campione egiziano di squash Ali Faraj ha detto:

“Nessuno dovrebbe accettare omicidi o oppressione in nessuna parte del mondo, ma non ci è mai stato permesso di parlare di politica nello sport. Improvvisamente ora ci è concesso. E ora che ci è permesso, spero che le persone guardino all’oppressione in ogni parte del mondo. I palestinesi l’hanno vissuta negli ultimi 74 anni, ma immagino che poiché non si adatta alla narrativa dei media occidentali, non potevamo parlarne. Perciò, ora che possiamo parlare dell’Ucraina, possiamo parlare anche della Palestina”.

Anche il calciatore spagnolo Héctor Bellerín ha commentato:

“È davvero difficile vedere come siamo così consumati solo da questa guerra, ma ce ne sono molte altre che abbiamo ignorato. Non so se è perché ci somigliano di più, o perché questo conflitto potrebbe riguardarci in modo più diretto, in termini economici o di profughi. Ma la guerra ai palestinesi è stata completamente messa a tacere. Nessuno ne parla. Yemen, Iraq. Ora la Russia sarà esclusa dai Mondiali, ma alla fine altri Paesi fanno le stesse cose da tanti anni, e noi abbiamo chiuso un occhio.Trovo insensibile che solo ad alcuni casi venga data importanza, con una certa narrativa ripetuta dalla stampa. Ad essere onesto, lo trovo molto razzista e molto menefreghista, perché le persone stanno perdendo la vita in molti conflitti”.

Durante l’escalation di violenza israeliana contro i palestinesi lo scorso maggio, uomini e donne atleti e intere squadre hanno espresso coraggiosamente solidarietà ai palestinesi che vivono sotto la brutale oppressione dell’apartheid israeliano in numero senza precedenti. Il mondo dello sport si fa sentire, è tempo che gli organi di governo internazionali agiscano in modo moralmente coerente.

Chiediamo a tutti gli organismi sportivi internazionali di porre fine alla loro ipocrisia e sospendere l’apartheid in Israele finché non rispetterà il diritto internazionale e i diritti dei palestinesi. Chiediamo inoltre un risarcimento per tutti gli atleti, le squadre e i fan club arabi e internazionali che sono stati penalizzati per aver parlato dei diritti dei palestinesi nello sport.

 

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