Difensore dei diritti umani accusata di sostegno al terrorismo

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 24 novembre 2023

Alison Russell, cittadina belga di origine scozzese e difensore dei diritti umani, è stata arrestata dalle autorità di occupazione israeliane mentre documentava la demolizione di una casa a Masafer Yatta, nelle colline a sud di Hebron, nella Cisgiordania occupata.

Alison indica un cartello che dice: “Aiuto umanitario a Palestinesi che sono a rischio di deportazione forzata”

È stata deportata dopo un procedimento molto superficiale presso la pretura di Gerusalemme. La polizia israeliana ha affermato in una dichiarazione pubblica che Alison “ha sostenuto un’organizzazione terroristica”. Il suo avvocato ha sottolineato che questa affermazione non aveva fondamento. Ciononostante, il giudice che presiedeva ha emesso un verdetto espresso con un’ardente retorica nazionalista, sostenendo che “Ci sono molti volti del terrore di Hamas. Esistono vari tipi di terroristi. Alcuni terroristi brandiscono armi e bombe mentre altri usano la tastiera di un computer”.

La difensore dei diritti umani è stata portata all’aeroporto Ben Gurion e deportata, con un decreto emesso per impedirle il rientro. Itamar Ben Gvir, ministro della Polizia legato a Kahane nel governo Netanyahu, ha rilasciato una dichiarazione personale celebrando “la deportazione del sostenitore terrorista belga che aveva sostenuto i nazisti di Hamas” e “congratulandosi con la polizia di Giudea e Samaria per il loro buon lavoro”.

Nell’ultimo mese e mezzo, l’accusa di “sostenitore di un’organizzazione terroristica” è diventata una scusa per una vasta campagna di persecuzione politica contro chiunque osi protestare contro il genocidio in corso a Gaza. Ciò riguarda i palestinesi che hanno la cittadinanza israeliana e gli ebrei israeliani come l’insegnante Meir Baruchin che è stato detenuto per quasi una settimana con accuse del tutto infondate. Nella Striscia di Gaza viene applicata una procedura molto più brutale per le stesse accuse. Un giornalista o un attivista politico di Gaza accusato di “sostenere Hamas” potrebbe aspettarsi di essere preso di mira e/o che la sua famiglia venga presa di mira da un missile lanciato da un aereo da guerra israeliano. Tale è stato, ad esempio, il destino di Ahmed Abu Artema e di innumerevoli altri attivisti e giornalisti palestinesi.

Al giorno d’oggi in Israele, tutto ciò che serve per essere accusati di “sostegno al terrorismo” è esprimere tristezza e dolore per l’uccisione di bambini nel bombardamento della Striscia di Gaza. Il procuratore di Stato Amit Isman ha fortemente criticato queste detenzioni, ma la polizia israeliana, controllata da Ben-Gvir, persiste nell’effettuare tali detenzioni.

Nel caso della difensore dei diritti umani Alison Russell, le inverosimili accuse di “sostegno al terrorismo” o “terrorismo da tastiera” nascondono il vero motivo della sua detenzione e deportazione. In tribunale, lo Stato ha affermato che “molte volte aveva interrotto le attività delle truppe dell’IDF, ogni volta che era entrata in contatto con loro”. In effetti, è molto inquietante per le truppe avere osservatori e testimoni esterni presenti dove hanno luogo atti di oppressione, che spesso costituiscono palesi violazioni del diritto internazionale.

Non invano i soldati confiscano regolarmente i telefoni cellulari degli attivisti e perfino i filmati delle troupe televisive internazionali. Alison, come gli altri difensori dei diritti umani che vengono da tutto il mondo per esprimere solidarietà al popolo palestinese in questo momento difficile, insieme alle persone di coscienza israeliane, stanno lottando per arginare l’ondata di pulizia etnica che sta continuando dappertutto in Cisgiordania, sotto la copertura della guerra a Gaza.

Le comunità di pastori, la parte più vulnerabile della società palestinese, sono diventate il bersaglio di un brutale attacco da parte delle fanatiche milizie di coloni, e già sedici di queste comunità sono state costrette a lasciare la loro terra sotto attacchi violenti ed esplicite minacce di omicidio.

I minuscoli villaggi di Masafer Yatta, nelle colline a sud di Hebron, vengono attaccati dai coloni da un lato e dall’esercito dall’altro: i coloni attaccano i villaggi, distruggono tutto ciò che hanno a portata di mano e minacciano di omicidio intere comunità, e in questi atti criminali ottengono completa immunità dalla polizia e dall’esercito. Da parte sua, l’esercito arriva per distruggere le case degli abitanti del villaggio, case che sono state dichiarate “illegali” dalla Corte Suprema. Alison è stata arrestata e deportata quando ha cercato di documentare la distruzione di una di queste case.

La polizia aveva dichiarato che per Alison era stato emesso “un ordine di espulsione da Israele”, nonché un decreto per “impedirle di entrare in Israele” in futuro. Ci teniamo a sottolineare che Alison non ha mai voluto “entrare in Israele”. Voleva venire in Cisgiordania, un territorio palestinese occupato da Israele, su esplicito invito dei residenti palestinesi a documentare e intervenire nelle violazioni dei diritti umani e a fermare la nakba in corso.

Nelle parole della stessa Alison, “L’ONU, creata quando il mondo diceva ‘nie wieder faschismus’, ha rinunciato alla Palestina. Ma proprio adesso, proprio qui, in un minuscolo angolo della Palestina, ci sono una dozzina di villaggi che sono sotto minaccia diretta e immediata. Quando il pugno di persone determinate che sono qui riescono ad organizzare un gruppo per dormire nelle frazioni, ritardano la loro espulsione.

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