Massacro a Maghazi

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26 dicembre 2023         Ghada Abed

Il 24 dicembre un attacco aereo israeliano ha preso di mira senza pietà quattro case nel campo profughi di Maghazi, nel centro di Gaza. Le case sono state trasformate in tombe.

Almeno 70 persone furono uccise. Decine di più sono rimasti feriti.

I funerali delle vittime del massacro di Maghazi. Immagini di Omar AshtawyAPA

Il campo di Maghazi è densamente popolato ed era già al limite prima del massacro. Un gran numero di persone provenienti dal nord di Gaza si erano rifugiate lì.

Nei giorni precedenti al massacro c’erano stati molti nuovi arrivi a Maghazi e nelle zone circostanti. Israele aveva ordinato ai residenti dei campi profughi di al-Bureij e Nuseirat di lasciare le loro case, dando loro false promesse di sicurezza.

L’esodo forzato e ora il massacro non faranno altro che aggravare le già terribili condizioni di Maghazi.

Le conseguenze dell’esodo forzato di Israele sono avvertite acutamente in un campo che un tempo aveva un forte spirito comunitario.

Con le case sovraffollate, le famiglie sono alle prese con la scarsità di risorse.

Ashraf al-Qedra, portavoce del ministero della Sanità di Gaza, ha dichiarato: “Ciò che sta accadendo nel campo di Maghazi è un genocidio in un affollato blocco residenziale”. È probabile che il numero delle vittime aumenti.

La notte più sanguinosa
Oltre all’attacco aereo che ha causato il massacro, recentemente i bombardamenti israeliani sui campi di Maghazi e al-Bureij sono stati implacabili.

Un residente di Maghazi ha parlato della straziante ricerca che sta intraprendendo per i suoi cari. Ad ogni passo tra le rovine della loro casa, cercava di trovare i corpi dei suoi genitori, dei suoi fratelli e dei loro figli.

Le macerie erano così pesanti che recuperare i loro corpi era impossibile.

“Sono sopravvissuto”, ha detto l’uomo, con la voce tremante dal dolore. “Ma non so dove siano i miei genitori e i miei fratelli”.

Un altro residente ha detto: “Ricorderemo per sempre questa notte [24 dicembre]. È il caso più sanguinoso a Maghazi dall’inizio della guerra”.

Un’atmosfera cupa prevale all’ospedale dei Martiri di al-Aqsa nella vicina Deir al-Balah. Le persone in lutto si sono recate in ospedale per poter rendere l’ultimo saluto alle vittime del massacro.

I corpi dei defunti sono stati tenuti in una tenda improvvisata all’interno dell’ospedale prima del funerale.

Fondato nel 1949, Maghazi è tra i campi profughi più piccoli della Striscia di Gaza, sia in termini di dimensioni fisiche che di popolazione.

I suoi vicoli stretti testimoniano le lotte quotidiane dei suoi abitanti – più di 33.000 prima della guerra – che hanno cercato rifugio in un’area che non supera i 0,6 chilometri quadrati.

Tra le persone uccise nel massacro c’è Ahed Abu Hameda, un’artista, drammaturga e insegnante di teatro di talento. La sua perdita ha un profondo impatto sia sulla comunità artistica che sulla società in generale.

Il contributo di Ahed alle arti a Gaza City, in particolare attraverso il suo lavoro con la Theatre Day Productions, ha lasciato un segno indelebile nel panorama culturale della regione.

Ghada Abed è una giornalista con sede a Gaza.

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