11 giugno 2025
11 giugno, Palestina occupata – La cittadina irlandese D. Murphy (70), residente nel Regno Unito, tornerà oggi a casa sua a Swansea dopo aver lottato per dieci giorni contro l’ingiusta decisione di deportarla da una prigione israeliana. Questa mattina, i bulldozer israeliani sono tornati a Khalet Al-Daba’a, il villaggio della Cisgiordania nella regione di Masafer Yatta, flagellata dalle demolizioni, dove Murphy è stata arrestata. Le forze hanno nuovamente fatto irruzione nel villaggio con l’intento di radere al suolo quel poco di vita rimasto dopo la precedente demolizione.
Murphy, impegnata nella solidarietà palestinese da oltre vent’anni e con una lunga storia di organizzazione comunitaria, è stata arrestata insieme a Björk il 31 maggio semplicemente per aver espresso solidarietà alle comunità palestinesi di Masafer Yatta, nella Cisgiordania meridionale occupata. Le forze israeliane stanno ora demolendo le case e gli impianti idrici rimasti a Khalet Al-Daba’a, insieme a tende di fortuna. Queste comunità si trovano ad affrontare una campagna continua e crescente di pulizia etnica e sfollamenti forzati, perpetrati dai coloni israeliani con il pieno sostegno dello Stato di Israele. Murphy e Björk sono state accusate di trovarsi in un’area militare e sono state allontanate, mentre ai coloni israeliani è stato permesso di rimanere e continuare a molestare i residenti palestinesi.
Dale Ryan, figlio di Murphy, ha dichiarato: “Come famiglia, siamo tutti molto sollevati di riavere mia madre a casa. Gli ultimi 10 giorni sono stati intensi e abbiamo dovuto confidare nel fatto che le autorità israeliane avrebbero trattato mia madre in modo equo e garantito il soddisfacimento dei suoi bisogni primari. Considerando il trattamento riservato ai palestinesi negli ultimi decenni, non avevamo la massima fiducia in questo. Mia madre non voleva essere arrestata o deportata, voleva stare a Masafer Yatta con i suoi amici, aiutandoli in qualsiasi modo possibile, ma so che sarebbe stata contenta che la sua situazione contribuisse ad attirare l’attenzione sul terribile trattamento riservato ai palestinesi in Cisgiordania e sulla crisi umanitaria a cui stiamo assistendo a Gaza. So che dopo un giorno di riposo mia madre tornerà a raccogliere sostegno per un cessate il fuoco immediato a Gaza e per un trattamento equo per tutti i palestinesi, dopo che io e tutta la sua famiglia le avremo dato un forte abbraccio”.
Un portavoce dell’ISM ha aggiunto: “Non sorprende che i diritti di Murphy sotto la custodia israeliana siano stati violati, in totale disprezzo per lo stato di diritto. Questo è accaduto a una donna occidentale di 70 anni, mentre i palestinesi vengono torturati nelle carceri israeliane e i nostri governi si rifiutano di riconoscerlo o di intervenire. È uno sviluppo straziante che, mentre lei viene deportata, le forze armate israeliane stiano finendo di demolire ciò che restava del villaggio di Khalte Al-Daba’a, dove lei e Björk sono state arrestate”.
Il caso di Murphy ci ha ricordato che la comunità internazionale non solo ha l’obbligo di interrompere il commercio e le relazioni con Israele, ma anche di adottare misure decisive per porre fine al genocidio e all’occupazione della Palestina. Siamo altrettanto dispiaciuti di vedere una risposta timida da parte sia del governo irlandese che di quello britannico.
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